Vicenza, Covid al liceo Lioy,
la preside fa rimettere le mascherine:
studenti e genitori chiamano i No vax
Liceo Lioy, la dirigente scolastica Rossana Eberle: «Non possiamo fare nulla, dobbiamo aspettare che metà scuola si contagi». Un’associazione contraria ai vaccini chiama un avvocato.
Gli studenti si rifiutano di indossare la mascherina
La scuola in rivolta
Fatica a nascondere l’amarezza Rossana Eberle, preside del “Paolo Lioy“:
«Siamo lasciati soli. In questa fase in cui si presentano casi Covid che vanno e vengono, i dirigenti scolastici non possono fare nulla.
Bisogna aspettare che un istituto abbia il 50 per cento della sua popolazione studentesca o docente contagiato perché nella frase di prevenzione non ci è concessa nessuna iniziativa.
Qualsiasi atto è inficiato subito dall’intervento di associazioni e enti che si appigliano ai vizi di forma della legge per cui alla fine hanno anche ragione dal punto di vista legale».
Scuola oggi sotto i riflettori solo perché a un incremento dei contagi di docenti e studenti, la dirigente ha raccomandato l’utilizzo della mascherina nella classe di auto-sorveglianza e un test rapido.
Sullo sfondo della vicenda anche una gita scolastica e una narrazione che parla soprattutto dell’evoluzione o involuzione, a seconda dei punti di vista, del rapporto tra studenti-docenti e docenti-genitori.
La preside:
«Bisogna dare l’esempio,
alcuni genitori non collaborano»
La dirigente scolastica aggiunge:
«Naturalmente fin qui parliamo di aspetti valutati in punta di diritto.
C’è però una questione di rispetto verso le persone. Punto molto sulla responsabilità dei singoli nei confronti della comunità scolastica. Dobbiamo lavorare sull’educazione civica e sull’educazione alla cittadinanza.
Ma è inutile blaterale se poi non si dà loro un esempio.
Gli studenti hanno una responsabilità anche per il loro vicino, non solo verso loro stessi, devono pensare anche al bene della comunità nella quale sono inseriti.
Altri colleghi e io stiamo cercando di trasmettere questo messaggio ma non è colto in modo corretto da alcuni genitori».
Contagi e assenze al liceo Lioy:
difficoltà con il personale
L’affaire nasce pochi giorni fa.
Nel giro di poco tempo 12 tra docenti e studenti sono stati contagiati.
Non un numero stratosferico, non ci sono focolai: «Ma è indice che il virus sta girando».
A questo si sommano le assenze causate dall’influenza.
Anche qui non si tratta di grandi numeri, sufficienti però per mettere in crisi il sistema.
Eberle continua:
«In alcuni giorni non ho avuto nemmeno personale per sostituire i professori influenzati o contagiati».
È in questo contesto che esplode la vicenda della classe in auto-sorveglianza.
«Come noto – spiega Eberle – in questi casi è necessario indossare la mascherina Ffp2 per dieci giorni dall’ultimo contatto».
Gli studenti si rifiutano
di indossare la mascherina
Alcuni ragazzi si rifiutano di indossarla.
Un problema non di poco conto perché la stessa classe, circa 24 studenti, martedì dovrebbe partire per Napoli in gita scolastica.
«Così, allo scopo di tutelare la loro salute, emano una circolare nella quale richiamo la normativa regionale sull’auto-sorveglianza nell’utilizzo della mascherina, obbligatoria in classe o in caso di assembramenti.
In più ho scritto di eseguire un tampone rapido per evitare che i ragazzi si mettano in viaggio positivi».
La scuola in rivolta
Naturalmente il provvedimento ha scatenato un putiferio.
Soprattutto per l’intervento di un’associazione No Vax che nell’ordine ha mobilitato un avvocato, spedito una diffida accusando la dirigente scolastica di abuso di potere giacché la richiesta del test in via preventiva non è supportata dalla legge e promuovendo un sit-in.
Eberle dichiara:
«Ecco perché dico che i dirigenti sono lasciati completamente soli davanti a situazioni che possono cambiare di giorno in giorno, settimana in settimana sulla scorta dell’andamento epidemiologico»
«In questi casi ci sono linee guida ministeriali che autorizzano ad adottare misure in più rispetto ai tradizionali standard. Questo oggi ci viene contestato giacché non sono appoggiate da una normativa. E questo, in punta di diritto, è vero.
Ma è la responsabilità scolastica che ci spinge ad agire. Stiamo solo cercando di fare il bene della scuola. Dovremmo lasciar correre tutto?».
«Gli studenti ci rispondono in modo sfacciato»
«La situazione che sto vivendo io la stanno subendo tanti miei colleghi.
Nella mia scuola, ma non è l’unico caso, si sono verificati alcuni episodi spiacevoli.
Notiamo una mancanza di attenzione in tema di bene comune.
Ci sono studenti maggiorenni che rispondono in maniera sfacciata ai docenti se richiamati a indossare la mascherina.
Altri, se ripresi, ignorano ogni parola.
Mi chiedo con quali principi questi giovani stiano crescendo.
Loro non possono sapere se, per esempio, hanno accanto una persona fragile che potrebbe soffrire più di altri se contagiata dal Covid. Non si pongono nemmeno il problema».
Così non passa giorno che Docenti e dirigenti siano attaccati, anche dal punto di vista legale, per cercare di trasmettere un senso etico, civico, educativo che dovrebbe essere uno degli obiettivi della scuola».
FONTE: corrieredelveneto