Manca personale sanitario: reclutamento di medici e infermieri “no vax” solo se ucraini
Di Maurizio Belpietro – Mentre decine di migliaia di sanitari italiani sono lasciati a casa privi di stipendio per ragioni che nulla hanno a che fare con la salute, vengono assunti i loro colleghi stranieri senza porre alcuna condizione.
Gli ospedali sono al collasso, perché in corsia mancano medici e infermieri.
E, invece di riammettere in servizio i sanitari che lo scorso anno sono stati sospesi in quanto non hanno accettato di offrire il braccio alla patria e vaccinarsi, le direzioni dei nosocomi che fanno?
Aprono al reclutamento di camici bianchi in arrivo dall’Ucraina, ai quali, avendo lo status di profughi politici in fuga da una guerra, non è richiesto alcun certificato di vaccinazione. Vi sembra incredibile?
Beh, la sola cosa incredibile è la discriminazione che tutt’ora persiste nei confronti di chi non ha voluto piegarsi a quella che ha ritenuto un’imposizione che violava suoi diritti.
Da diverse parti d’Italia ci giungono segnalazioni di mancanza di personale, soprattutto ora che, cominciando le vacanze estive, medici e infermieri rischiano di lasciare sguarniti i reparti.
E da diversi ospedali arrivano le richieste di riammettere in servizio i sanitari che sono stati sospesi.
Di tutto ciò si è fatto interprete il governatore del Veneto, Luca Zaia, il quale si è detto disponibile a richiamare al lavoro coloro che erano stati lasciati a casa nel periodo più acceso della campagna vaccinale, quando per decreto si è introdotto l’obbligo di inocularsi.
Ma mentre c’è chi usa il buon senso di fronte a una situazione che rischia di ripercuotersi sui pazienti, allungando le liste d’attesa e diminuendo i ricoveri a causa dei buchi in organico, altrove c’è chi arriva al paradosso di ignorare medici e infermieri italiani non vaccinati per sostituirli con profughi ai quali tuttavia non è richiesto di essere in possesso di alcun green pass.
Succede a Milano. Leggere per credere la lettera che è giunta in redazione.
«Sono un operatore dell’ospedale San Paolo, che quasi un anno fa è stato sospeso dal servizio perché ho rifiutato di vaccinarmi. Adesso l’ospedale ha pubblicato un bando in cui recluta personale ucraino che, avendo lo status di rifugiato, non ha l’obbligo di sottoporsi all’iniezione anti Covid-19. In pratica, lasciano a casa senza stipendio professionisti di ruolo, italiani, e li sostituiscono con personale di dubbia formazione lavorativa, che non parla la nostra lingua e non è vaccinato».
La lettera è accompagnata dai bandi emessi dalla direzione dell’ospedale lombardo.
E in effetti, a leggere i requisiti richiesti per candidarsi all’incarico in corsia, colpisce proprio l’assenza di qualsiasi richiesta di vaccinazione.
L’azienda sociosanitaria richiede un documento che attesti la cittadinanza ucraina e un certificato di residenza in quel Paese prima del 24 febbraio, giorno dell’invasione russa.
Dopo di che si parla di una generica idoneità fisica e di un’adeguata conoscenza della lingua italiana o inglese. Quindi una qualifica professionale conseguita all’estero con traduzione asseverata e un passaporto con la qualificazione di rifugiato.
E la vaccinazione anti Covid o qualche cosa che somigli a un green pass? Nel bando non se ne fa cenno, quasi che il requisito per cui migliaia di infermieri e dottori sono stati lasciati a casa da un giorno all’altro, per i profughi ucraini non sia ritenuto necessario.
Come è noto, a Kiev e dintorni si registra un basso tasso di inoculazioni contro il coronavirus, ma a quanto pare più dello stato vaccinale nel nostro Paese conta lo status di rifugiato.
Infatti, nell’avviso pubblicato sul sito della Regione Lombardia si parla della tipologia di contratto (assunzione come Co.co.co. o incarico da lavoratore autonomo e libero professionista), dell’orario di lavoro e della retribuzione (30 euro lordi oltre a oneri a carico dell’ente), ma mai di vaccinazioni. Una dimenticanza?
No, quasi certamente una scelta. Pur di non tornare indietro, pur di non riconoscere di avere sbagliato (soprattutto ora che un professore come Andrea Crisanti riconosce che i no vax sono un falso problema),
si preferisce insistere nell’errore, lasciando a casa personale qualificato, al quale comunque si dovrà conservare il posto di lavoro, per sostituirlo con medici e infermieri precari, i quali autocertificheranno la propria preparazione.
Insomma, l’ideologia vaccinara non ammette deroghe, soprattutto ora che si prepara la campagna per la quarta dose.
Dunque porte aperte agli immigrati anche senza iniezione e rigorosamente chiuse a chi rivendica il diritto di poter decidere del proprio destino come stabilisce la Costituzione.
Ovviamente nel silenzio di quei partiti che la Carta sono pronti a sventolarla in ogni occasione, salvo poi violarla ogni volta che fa loro comodo, così Maurizio Belpietro su La Verità.
Un’ulteriore riflessione potrebbe far scaturire questa considerazione: «come fidarsi di medici e infermieri che lasciano i propri connazionali (uomini, donne e bambini feriti a causa della guerra) per venire a curare in Italia chi ha normali patologie?
Nell’immagine Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Fonte : La PEKORANERA