Netanyahu in USA
26 luglio – Netanyahu in USA, programmati incontri con Joe Biden, Kamala Harris e Donald Trump
Gli incontri, parte della visita di alcune ore di Netanyahu alla Casa Bianca, avvengono il giorno dopo che il leader israeliano ha pronunciato un discorso di sfida a una riunione congiunta del Congresso.
Netanyahu ha respinto le critiche delle organizzazioni internazionali sulla condotta di Israele, ha affermato senza prove che l’Iran finanzia i manifestanti filo-palestinesi e ha promesso che Israele non si accontenterà di niente di meno che della “vittoria totale”.
Netanyahu in USA
L’incontro con Biden
“Da un orgoglioso sionista ebreo ad un orgoglio sionista irlandese americano, ti voglio ringraziare per i 50 anni al servizio dell’America e 50 anni di sostegno ad Israele”.
Così Benjamin Netanyahu oggi, 25 luglio, a Joe Biden prima del loro colloquio bilaterale alla Casa Bianca.
“Sono ansioso di discutere con te oggi e di lavorare con te nei prossimi mesi alle importanti questioni che abbiamo davanti”
ha detto Netanyahu salutando Biden.
Il premier israeliano ha poi ricordato di conoscere Biden da 40 anni, mentre il’81enne Presidente americano ha sottolineato di aver conosciuto tutti i premier israeliani dai tempi di Golda Meier.
Netanyahu in USA
L’incontro con Harris
Israele ha il diritto di difendersi, ma è importante anche come decide di farlo. Perché non si possono girare le spalle di fronte alla “terribile” situazione umanitaria a Gaza.
La guerra deve finire.
Si può sintetizzare così il pensiero di Kamala Harris sul conflitto israelopalestinese, ribadito dalla vicepresidente Usa a Benjamin Netanyahu.
Il colloquio tra Harris e il primo ministro israeliano è stato per la nuova candidata dem alla Casa Bianca il primo test di politica estera, da quando Joe Biden ha abdicato in suo favore.
Un incontro da cui Tel Aviv non esce soddisfatta:
Secondo un funzionario citato dai media, nel corso dell’incontro il premier Netanyahu ha offerto a Harris un resoconto “dettagliato e fattuale” della situazione sul campo a Gaza che ha contraddetto le affermazioni della vice presidente “sulla crisi alimentare, la sofferenza dei civili e l’elevato numero di innocenti uccisi” ed ha domandato:
“Il danno ai civili palestinesi è davvero il problema in questo momento?”
Poi, sempre citato dai media, ha aggiunto:
“Cosa dovrebbe pensare Hamas quando sente questo?”
sottolineando che le affermazioni della candidata dem condurranno il gruppo terroristico a inasprire le sue richieste.
“Spero che non portino a una regressione nei colloqui perché abbiamo fatto molti progressi”.
Kamala Harris, nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa alla conclusione del colloquio, durato oltre mezz’ora, ha ribadito che è arrivato il momento di chiudere l’accordo” per il cessate il fuoco”.
“A tutti coloro che chiedono il cessate il fuoco e urlano per la pace, io vi vedo e vi sento. Facciamo l’accordo”
Al premier ha anche ribadito il suo l’impegno “incrollabile” nei confronti di Israele e della sua sicurezza.
Oggi un alto funzionario dell’amministrazione, che ha tenuto un briefing con i giornalisti a condizione dell’anonimato, ha detto ch:
“non c’è luce tra il presidente e il vicepresidente” su Israele.
Un netto cambio di rotta è impossibile anche solo da ipotizzare, ma nelle prossime settimane Harris – che nelle vesti di vicepresidente ha già tentato un riequilibrio in accordo con la Casa Bianca parlando più volte delle condizioni disumane vissute dalla popolazione della Striscia e criticando aspramente la guerra di Tel Aviv – avrà la possibilità di tentare di convincere il piccolo ma potenzialmente decisivo gruppo di elettori che hanno dichiarato di non poter votare per Biden.
Netanyahu in USA
L’incontro con Trump
Se Donald Trump tornasse alla Casa Bianca Netanyahu sarebbe il leader più felice della Terra e non fa nulla per nasconderlo.
Il giorno prima dell’incontro, davanti al Congresso – invitato dal Partito Repubblicano – aveva detto
“Voglio ringraziare il presidente Trump per tutte le cose che ha fatto per Israele, dal riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan alla risposta all’aggressione iraniana, al riconoscimento di Gerusalemme come nostra capitale e al trasferimento dell’ambasciata americana in quella città”.
“Come gli americani, anche gli israeliani sono stati sollevati” dal fatto che sia sopravvissuto all’attentato del 13 luglio.
Dopo il discorso al Congresso e i faccia a faccia con il presidente Joe Biden e la sua vice e candidata democratica Kamala Harris, Benjamin Netanyahu è arrivato a Palm Beach, in Florida, e ha incontrato il candidato repubblicano Donald Trump.
Un incontro che va oltre ogni formalismo istituzionale, ancora di più quando da parte del premier israeliano arriva un endorsement in favore del tycoon:
“Non so come un ebreo possa votare per lei”
ha dichiarato riferendosi a Kamala Harris.
“Non sono stati molto gentili nei confronti di Israele”
Si tratta del primo incontro tra i due da quando Trump è tornato a essere un normale cittadino.
I rapporti, molto stretti durante gli anni di Trump alla Casa Bianca si erano incrinati a inizio 2021, dopo che il premier israeliano fu uno dei primi leader mondiali a congratularsi con Biden per la vittoria alle presidenziali.
“Bibi avrebbe potuto rimanere in silenzio”
“ha commesso un terribile errore”
disse allora Trump in un’intervista a un giornale israeliano.
Entrambi ora hanno interesse a ricucire i rapporti.
Funzionari israeliani citati dal Washington Post hanno sottolineato che in questo momento Netanyahu ha bisogno di relazioni solide con l’amministrazione Biden, che rimarrà in carica per i prossimi sei mesi, ma vuole anche appianare le cose con Trump data la possibilità che il miliardario newyorkese torni alla Casa Bianca.
La base conservatrice che in patria sostiene Netanyahu e i suoi partner di coalizione più estremisti si augurano apertamente la sua vittoria
Ricordano il suo periodo alla Casa Bianca come un’epoca d’oro per l’ala destra di Israele: Trump ha ignorato molte delle posizioni neutrali di Washington, spostando l’ambasciata Usa a Gerusalemme, approvando l’annessione israeliana delle alture del Golan e dichiarando che gli insediamenti in Cisgiordania non dovrebbero essere considerati illegali.
Non solo.
Trump ha anche contribuito a dare il via agli Accordi di Abramo del 2020, una serie di trattati che hanno normalizzato le relazioni tra Israele e quattro stati arabi: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco.
Secondo i conservatori, Trump sarebbe anche più propenso a concedere a Israele maggiore libertà d’azione nella guerra di Gaza e in qualsiasi accordo politico e di sicurezza che ne consegue.
Tanto che Netanyahu ha definito Trump
“il più grande amico che Israele abbia mai avuto”.
Da parte sua Trump, ora frontman repubblicano alle presidenziali, potrebbe sfruttare l’incontro per ritagliarsi il ruolo di come alleato e statista, oltre a intensificare gli sforzi dei repubblicani per presentarsi come il partito più fedele a Israele.
Questo perché le divisioni tra gli americani sul sostegno americano alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza aprono crepe in quello che è stato decenni di forte sostegno bipartisan a Israele, il maggiore destinatario degli aiuti statunitensi.
Ieri in un’intervista a Fox News Trump ha chiesto a Netanyahu di mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza
“e farlo in fretta, perché li stanno uccidendo con questa pubblicità“
ha detto riferendosi alle proteste internazionali per i quasi 40mila palestinesi uccisi nella Striscia.
“Lo Stato di Israele non è molto bravo con le pubbliche relazioni”
ha poi aggiunto il tycoon, ricordando che Israele “deve riprendersi il suoi ostaggi” anche se crede che “molti di loro, forse, sono morti”.
Poi ha detto ancora:
“Il 7 ottobre non sarebbe mai successo se io fossi stato presidente.
Nessuna possibilità, l’Iran era sul lastrico, non avevano soldi per Hamas o Hezbollah”.
FONTE: IlFattoQuotidiano
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