Combattere i falsi con microchip commestibili:
ecco cosa si è inventato il Parmigiano Reggiano
La mossa è l’ultima innovazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che da un secolo sovrintende i procedimenti e cerca di contrastare le imitazioni più economiche che non seguono gli esigenti requisiti per la produzione del prodotto autentico.
Trattandosi di un prodotto che costa in media quasi 20 euro al chilo (il prezzo varia a seconda della stagionatura), replicare una versione più economica è un affare assai redditizio.
Un micro-transponder più piccolo di un grano di sale ed altamente resistente sarà integrato nell’etichetta di caseina presente sulla crosta esterna: garantirà l’autenticità e tracciabilità di ciascuna forma.
La nuova tecnologia digitale fornirà una garanzia in più sull’autenticità del prodotto non solo nell’interesse dei produttori e di tutta la filiera distributiva ma anche del consumatore finale.
La smart label digitale è edibile, ma è improbabile che venga ingerita, data la posizione sulla crosta esterna della forma.
La tracciabilità delle forme
La tracciabilità del Parmigiano Reggiano è già garantita dalla placca di caseina, introdotta dal Consorzio nel 2002, che viene assegnata ad ogni forma al momento della nascita.
Sulla placca, realizzata con proteine del latte e quindi edibile e sicura, è presente un codice alfanumerico unico e progressivo e un QR code: costituiscono la “carta d’identità” del formaggio che, in ogni momento e in ogni luogo, ne rende identificabile l’origine.
Ora, questo sistema viene portato a un livello superiore grazie alle nuove etichette digitali sviluppate da p-Chip per l’industria alimentare e il Consorzio, che portano la sicurezza alimentare a fare un significativo passo in avanti rispetto al presente. Il microchip sarà un puntino e vivrà sul codice QR.
FONTE: Gambero Rosso