All’Europa piace complicarci – e in molti casi rovinarci – la vita. Ormai lo sappiamo da tempo. Dopo il baratro nel quale ci hanno fatto sprofondare con la gestione del Covid e della guerra in Ucraina, solo negli ultimi mesi ci hanno dato vari colpi di grazia. L’addio al diesel e benzina, la folle direttiva sulle case green, la tempesta immobiliare che fa svalutare i nostri immobili, gli attacchi al Made in Italy e alla nostra alimentazione (farina di grillo, carne sintetica, latte green, etc.) e, infine, i nuovi sistemi di pagamenti digitali. Segnatevi una data: il 28 giugno. Cosa succederà? La Commissione europea presenterà le regole per la cosiddetta “Digital finance strategy” che rivoluzionerà (ovviamente in peggio) le nostre vite e il mondo dei pagamenti digitali Gli occhi sono tutti puntati sulla Psd3. Cosa è? E come cambierà le nostre abitudini?
Pagamenti digitali, come funziona la Psd3 voluta dall’Europa
Torniamo ora alla Psd3, che è figlia diretta della Psd2, introdotta 5 anni fa e che il mondo delle banche, non solo italiane, accolse con molte resistenze. Psd sta per Payment services directive, e riguarda i pagamenti digitali. Con lei fu introdotto l’obbligo di condividere con terze parti, gratuitamente, i dati che gli istituti di credito conoscevano sulle attività della loro clientela. L’operazione è quasi naufragata, quindi ora l’Europa torna alla carica. Spiega al Corriere Camilla Cionini Visani, direttrice generale di ItaliaFintech: “A livello pratico ci attendiamo indicazioni su come verrà fatta l’implementazione delle norme, nella speranza che si possa arrivare ad una maggiore uniformità di regole tra i vari Paesi dell’Unione”.
Fonte: IL PARAGONE