“Ero una copywriter ma mi hanno sostituito con ChatGPT, ora lavoro come dogsitter”
Se ti piace l'articolo, condividilo

Olivia Lipkin ha 25 anni, è di San Francisco, e fino ad aprile ha scritto contenuti per un’azienda, poi è stata licenziata. Dall’altra parte degli Stati Uniti, a Bloomingdale, Illinois, c’è Eric Fein. Ha 34 anni e per 60 dollari all’ora scrive descrizioni di prodotti sul web. A marzo i clienti gli dicono che non hanno più bisogno di lui e la sua attività di copywriting crolla. Il motivo, sia per Olivia, sia per Eric è lo stesso: ChatGPT. Ora lui sta cercando di diventare un idraulico, e lei una dogsitter, come hanno spiegato al Washington Post. E questo potrebbe essere solo l’inizio. A marzo, Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto che mostra come l‘intelligenza artificiale potrebbe sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. In prima linea ci sono designer, esperti di blockchain, sondaggisti e anche i copywriter.

Un rapporto del Consiglio per il commercio e la tecnologia USA-UE pubblicato dalla Casa Bianca a dicembre 2022 ha spiegato che l’IA potrebbe potenzialmente “esporre ampie fasce della forza lavoro a potenziali interruzioni”. La grande differenza rispetto alle innovazioni tecnologiche del passato, è che “l’impatto che l’IA avrà sulle attività non di routine”, ha detto un portavoce della Casa Bianca. Eppure i chatbot fanno errori, possono essere assistenti performanti ma sostituire gli umani con le macchine per tagliare i costi potrebbe non essere una buona idea. E i primi casi lanciano già un campanello d’allarme.

La storia di Olivia Lipkin

Come ha raccontato al Post, quando è stato lanciato ChatGPT, Olivia non ha immaginato che il chatbot potesse davvero sostituirla. Sì, sui gruppi Slack circolavano articoli su come la nuova tecnologia avrebbe rubato il lavoro ai copywriter, in ufficio c’era chi la chiamava Olivia ChatGPT, eppure l’idea delle macchine che sostituiscono gli umani era qualcosa di troppo futuristico per trasformarsi in realtà, nella sua realtà.

Poi ad aprile, senza spiegazioni è stata licenziata. E allora ha cominciato a leggere quei pezzi che venivano condivisi sulle chat di Slack e dopo aver letto che ChatGPT permetteva alle aziende di tagliare i costi e sostituire il personale, copywriter in prima linea dato che scrive quasi come un umano, allora tutto è stato più chiaro. “Ora ho effettivamente la prova che era vero, che quelle ansie erano giustificate, sono senza lavoro a causa dell’intelligenza artificiale”. Olivia ha iniziato a lavorare come dog sitter per coprire le spese: “Mi sto totalmente prendendo una pausa dal mondo dell’ufficio”, ha detto. “Le persone cercano la soluzione più economica, e quella non è una persona, è un robot”.

La storia di Eric Fein

E poi c’è anche Eric Fein che per 10 anni ha scritto di tutto, dai tappetini da bagno ai contenuti per i rivenditori di cannabis, dice. Ha avviato un’attività privata, con 10 contratti in attivo, sufficienti a mantenere la sua famiglia. Poi a marzo, il primo cliente lo licenzia, e scatta l’effetto domino. Uno dopo l’altro tutti i contatti di Fein in modo diverso arrivano allo stesso punto: preferiscono ChatGPT.

“Mi hanno spazzato via”, ha detto Fein, lui ha provato a spiegare che il chatbot non ha l’originalità e nemmeno la precisione di un copywriter professionista, la risposta è stata: ma è più economico. Ora Fein ha deciso di lasciare almeno momentaneamente la sua professione per diventare un tecnico, e il prossimo anno punta a diventare idraulico. Come dice Fein, un lavoro che l’intelligenza artificiale non può svolgere. E infatti secondo uno studio dell’Università della Pennsylvania tra i lavori meno esposti all’impatto con l’intelligenza artificiale ci sono proprio le professioni manuali come idraulici e muratori.

Cosa è successo a chi ha già sostituito i lavoratori con l’IA

C’è già chi ha cominciato a licenziare le persone per assumere i chatbot. Non solo Eric e Olivia. La Bluefocus Intelligent Communications Group Co., uno dei più importanti gruppi di media e pubbliche relazioni della Cina, ha pubblicato in una nota: “Per abbracciare la nuova ondata di contenuti generati dall’intelligenza artificiale (IA), a partire da oggi abbiamo deciso di interrompere tutte le spese per copywriter e designer di terze parti”, in poche parole ha comunicato ufficialmente che licenzierà i suoi dipendenti per sostituirli con l’intelligenza artificiale.

In un’intervista al quotidiano Bloomberg, invece Arvind Krishna il Ceo di IBM ha spiegato che la sua azienda sta ridisegnando il piano per le assunzioni previsto per il futuro, ha deciso che circa il 30% dei ruoli di back-office potrebbe essere sostituito dall’intelligenza artificiale entro i prossimi cinque anni. Sarebbero quindi 7.800 i posti di lavoro sostituiti con l’IA. E proprio un sondaggio realizzato da IBM e Morning Consult del 2022, aveva già mostrato che il 66% delle aziende in tutto il mondo stava investendo nell’intelligenza artificiale, prima ancora dell’esordio di ChatGPT

Ma chi ha già testato i chatbot sul posto di lavoro è già inciampato nei primi problemi. Per esempio la testata CNET ha cominciato a far scrivere gli articoli all’intelligenza artificiale. Sono risultati pieni di errori. ChatGPT è anche diventato una rockstar anche negli studi legali, c’è anche chi ha creato un avvocato robot per contestare le multe. Ma quando un avvocato si è affidato al chatbot per costruire l’accusa in una causa legale le cose non sono andate così bene. ChatGPT ha inventato dei precedenti assicurando l’avvocato che si trattassero di fatti realmente accaduti. E ora lo studio legale dovrà affrontare un provvedimento disciplinare.

Fonte: Fanpage

“Ero una copywriter ma mi hanno sostituito con ChatGPT, ora lavoro come dogsitter”