Monia Caramma
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Grani antichi e moderni: verità e bugie

A volte ripercorrere la storia aiuta a capire le scelte o le tendenze attuali.
La Rivoluzione verde ha creato il mostruoso monopolio delle aziende sementiere che bloccano la libera circolazione dei semi brevettandoli.

La politica, dopo 40 anni, continua ad affermare lo stesso principio.
Domandiamoci se noi consumatori abbiamo bisogno di nuove specie o se sia il sistema ad aver bisogno di essere costantemente alimentato: la risposta pare scontata.
Il serpente che si morde la coda, anche conosciuto come uroboro rappresenta, sin dall’antichità, l’infinito, senza inizio né fine. Un sistema nel quale tutto torna e si autoalimenta.


Nel caso dell’agricoltura le aziende hanno bisogno degli agricoltori e per tenerli in condizioni di necessità hanno una sola via, quella economica.
Così nuove varietà arrivano sulla nostra tavola senza che nemmeno ce ne accorgiamo e mangiamo pasta e pane senza chiederci come sono fatti.
A quelli che sostengono che questi alimenti li mangiavano i nostri nonni e trisavoli senza avere problemi di salute, ricorderei che da 100 anni a questa parte tutto è cambiato nel mondo agricolo.
Siamo passati dal trasformare ciò che ci dava la natura a seminare ciò che serve all’industria alimentare.
I supermercati, ma anche tante botteghe, sono l’espressione più evidente di questo potere.

Troviamo in vendita solo ciò che i grossi gruppi alimentari distribuiscono e al consumatore non va detto cosa sta mangiando perché potrebbe informarsi.

Da alcuni anni il tema dei cereali antichi e moderni è tra i più discussi in ambito alimentare non solo in termini di salute e benessere, ma anche di libero scambio delle sementi.
Sostenute dalla politica, varie associazioni di categoria hanno deviato l’attenzione sulla provenienza delle farine e delle granaglie, creando in parte dei consumatori la convinzione che questa sia più importante della cultivar.


In buona sostanza, ci dicono:

Una farina di grano moderno italiano è da preferire ad una equivalente proveniente da un’altra nazione.

In questo modo gli effetti negativi dei prodotti lievitati o della pasta si legano solo ai pesticidi e non alla varietà.
Non viene esplicitato che ad esempio, a parità di residui di sostanze chimiche o al contrario della loro assenza, non c’è alcuna differenza tra uno Svevo (frumento duro ad alto tenore di proteine) di provenienza nazionale, europea o extra UE.

Questa è solo una delle tante questioni affrontate nel mio libro “Cereali antichi e moderni – perché conoscere la varietà della farina che mangi può salvarti la vita”:

partendo da Nazareno Strampelli e dalla sua creatura più nota, il Senatore Cappelli, indico con chiarezza come distinguere i veri antichi dai moderni e come sia farraginosa la linea che li separa perché priva di fondamento scientifico.

Il 1975 è l’anno considerato spartiacque tra antico e moderno.

La convenzione stabilisce che tutto ciò che in qualsiasi modo è nato prima è da considerarsi antico, mentre quanto è nato in seguito è invece moderno.
Pongo l’accento su “in qualsiasi modo” perché è l’origine della confusione sui grani antichi.
Vengono infatti accomunati il Monococco, padre dei cereali, presente nei resti della mummia di Otzi, e il Verna, nato negli anni Cinquanta unendo tra di loro due frumenti già oggetto di manipolazione.

Concetto intellettualmente e scientificamente scorretto.

I capitoli del libro scorrono con la narrazione della Rivoluzione Verde, considerata la nuova battaglia del grano, che ha globalizzato il mercato delle sementi distruggendo biodiversità autoctone e ha imposto agli agricoltori di tutte le nazioni l’acquisto di sementi create da società sementiere (alcune delle quali nate ad hoc).

L’obbiettivo alla radice era all’apparenza nobile: aumentare le rese a parità di ettari coltivati e diffondere varietà resistenti a parassiti e siccità.

Ppeccato che tutto sia degenerato nel monopolismo e nella creazione di un legame stretto tra seme e pesticida.

Le cultivar moderne, incapaci di adattarsi all’ambiente richiedevano acqua e terreni particolarmente azotati per svilupparsi e maturare per come erano state progettate.
Da qui alla storia del glifosato è un batter di ciglia.

Un filo logico collega periodi storici, teorie e prodotti:

alla luce di questo excursus il Senatore Cappelli, e come lui i falsi antichi, vengono percepiti per ciò che sono.

Semplici costruzioni marketing legate al pagamento di royalties per sfruttamento del marchio commerciale.

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La cara amica Monia Caramma

con cui ho l’onore di collaborare, da settembre 2021 figura tra le 100 donne più influenti d’Italia secondo Forbes.

E’ co-fondatore di Bontasana, relatrice e formatrice di cultura alimentare specializzata nei cereali, autrice ed editorialista.

Dal 2018 è referente di Sorghum-ID, società sostenuta dall’Unione Europea per lo sviluppo della coltivazione e del consumo di sorgo in sostituzione di mais giallo e soia.

Esperta nella produzione di pasta di sorgo e del suo processo di molitura.

Sue pubblicazioni al riguardo sono state inserite sia nel Journal of Food and Nutritional Disorders sia in riviste specializzate.

Ha cambiato radicalmente la sua visione sul cibo per affrontare e vincere il “suo” morbo di Chron.

Da questa esperienza è nato il suo impegno decennale nel recupero e utilizzo dei cereali antichi e nello studio e nella progettazione di pasta e alimenti sostenibili a lungo termine per l’ambiente e la società.
Si aggiorna, inoltre, costantemente per combattere la disinformazione e l’informazione ingannevole sul cibo.

Fonte: stefanomanera

Monia Caramma