Inchiesta Covid:
indagati gli ex ministri
Speranza, Lorenzin e Grillo
Una parte degli atti della maxi indagine della Procura di Bergamo sul Covid è stata trasmessa alla Procura di Roma per competenza territoriale.
Secondo quanto si apprende, gli atti riguardano il mancato aggiornamento del piano pandemico e vedono indagati a Bergamo gli ex ministri della sanità Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e una serie di tecnici del Ministero.
I Pm romani ora vaglieranno le posizioni e decideranno se procedere ad una nuova iscrizione anche a Piazzale Clodio.
I tre ex ministri relativamente al mancato aggiornamento del piano pandemico sono indagati a Bergamo per omissione d’atti.
Speranza sempre a Bergamo risponde anche della mancata attuazione del piano pandemico e per questo la posizione di Lorenzin e Grillo appare più attenuata.
Nel fascicolo viene indicato come responsabile di false comunicazioni all’Oms anche l’ex numero due dell’Organizzazione mondiale della sanità, Ranieri Guerra. Posizione diversa inviata a Roma per il presidente dell’Istituto superiore della sanità, Silvio Brusaferro, indicato come responsabile di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Per la procura di Bergamo, che ha trasmesso per competenza territoriale, sono ritenuti
“responsabili per i dati falsi comunicati a Oms e Commissione europea attraverso appositi questionari”
Gli altri indagati oltre a Guerra sono “direttori generali della Prevenzione del ministero della Salute e direttori dell’ufficio 3, in qualità di focal point di Oms, e dell’ufficio 5”, si tratta di Claudio D’Amario, Francesco Maraglino, Loredana Vellucci e Mauro Dionisio.
Tre i filoni dell’indagine chiusa mercoledì dalla procura di Bergamo: si tratta della mancata zona rossa, il mancato aggiornamento del piano pandemico e l’ospedale di Alzano Lombardo.
Per la procura di Bergamo, sulla base della consulenza affidata al microbiologo Andrea Crisanti, la zona rossa a Nembro e Alzano avrebbe potuto risparmiare migliaia di morti.
Non meno centrali gli altri due aspetti dell’indagine durata quasi tre anni: da una parte il mancato aggiornamento e la mancata applicazione del piano pandemico, fermo al 2006, che avrebbe potuto frenare l’avanzata del virus e garantire quei dispositivi – guanti, mascherine e tamponi – introvabili per giorni.
Dall’altra parte la vicenda dell’ospedale di Alzano.
I dubbi non riguardano tanto la chiusura e la riapertura del Pronto soccorso del 23 febbraio 2020, dopo la scoperta del primo caso, ma l’assenza di interventi nei reparti dove i contagi salivano costantemente.
Il piano antipandemico
non rinnovato
Già il “15 settembre 2017”, quando ministro della Salute era Beatrice Lorenzin, la Direzione generale prevenzione sanitaria del ministero aveva inviato una “nota” con la quale
“si informava il ministro pro tempore della necessità di predisporre un nuovo piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”
aggiornando quello datato 2006.
Lo si legge in un “appunto”, agli atti dell’inchiesta di Bergamo, della stessa Direzione generale del ministero, firmato da Claudio D’Amario e trasmesso nell’agosto del 2018 al capo di gabinetto del nuovo ministro dell’epoca, Giulia Grillo.
Giulia Grillo
I pm bergamaschi, ascoltando Giulia Grillo nel marzo del 2021 come teste, le hanno chiesto conto proprio di quell’appunto del 2018.
“Non ricordo il documento che mi mostrate (…) non ricordo che ci sia stato qualche dirigente che sia venuto fisicamente a rappresentarmi la necessità strategica di aggiornare” il piano pandemico.
Beatrice Lorenzin
Lorenzin, dal canto suo, ha raccontato, ascoltata dai pm nello stesso periodo, che non fu “notiziata”, quando divenne ministro, dagli uffici ministeriali sulla necessità di aggiornare il piano risalente al 2006.
Glielo disse Ranieri Guerra, “solo alla fine del 2017”, spiegandole che “stavano procedendo all’aggiornamento del piano”.
Quando “è scoppiata la pandemia da Covid-19”, ha aggiunto, “io credevo che già ci fosse il nuovo piano pandemico”.
Denunce dei familiari delle vittime:
archiviate le posizioni di
Conte, Speranza, Lamorgese
Nel frattempo, il Tribunale dei Ministri di Roma ha archiviato la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte e degli ex minsitri Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede finiti indagati in seguito alle denunce da parte di associazioni dei familiari delle vittime, di consumatori e di alcuni sindacati relativamente alla gestione della pandemia.
Gli ex rappresentanti dell’esecutivo erano indagati, tra l’altro, per epidemia colposa e omicidio colposo in seguito alle denunce presentate a partire già dal marzo 2020 in cui si ipotizzavano
“le inefficienze e i ritardi del governo nell’adozione delle misure organizzative e restrittive necessarie a fronteggiare l’emergenza Covid”
FONTE: RaiNews