75° vertice Nato
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75° vertice Nato
Al centro la guerra Russia-Ucraina
e i dubbi sul ruolo di Orban

Oggi è iniziato a Washington il 75° vertice Nato
Il presidente Usa Joe Biden ha aperto dichiarando:

“La Nato è stata fondata per proteggere la democrazia e oggi siamo qui per riaffermare questo impegno;
attualmente la Nato è più forte che mai”

“la Russia sta fallendo nella sua guerra contro l’Ucraina. Il presidente Vladimir Putin pensava di far crollare la Nato, ma l’alleanza è oggi più forte che mai.
L’Ucraina è ancora un Paese libero e indipendente, e continuerà ad esserlo dopo la guerra.
L’Ucraina, con il supporto della Nato, può fermare e fermerà la Russia”.

E così in occasione del vertice, Biden ha annunciato una “donazione storica”: gli Stati Uniti, insieme a Germania, Olanda, Romania e Italia, forniranno all’Ucraina l’equipaggiamento per cinque ulteriori sistemi di difesa aerea strategica.
Nei prossimi mesi, gli Stati Uniti e i loro partner forniranno inoltre dozzine di sistemi di difesa aerea tattici.

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75° vertice Nato
Preoccupazioni per il ruolo che Orbán si è auto attribuito

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán lunedì è stato accolto da Xi Jinping a Pechino, sorprendendo ancora una volta i partner europei, dopo la visita a Kiev e la tappa a sorpresa a Mosca e l’incontro con Vladimir Putin.

Orbán descrive il suo viaggio come “Missione di pace 3.0”.

Il presidente Xi mi ha chiarito oggi che la #Cina continuerà i suoi sforzi volti a creare le condizioni per la #pace.
Non siamo soli!
La missione di pace continuerà…

Ma, secondo fonti diplomatiche, nell’Unione europea crescono le preoccupazioni per il ruolo che Orbán si è auto attribuito.

Dovrebbe essere chiaro il fatto che il premier ungherese rappresenta solo il suo Paese.
Invece, ha intenzionalmente lasciato molte ambiguità, ad esempio utilizzando il logo della presidenza Ue nelle sue comunicazioni.

La tensione è alta dopo soli 7 giorni di presidenza targata Budapest

“Quello che vediamo è una campagna strategica per ridicolizzare l’Unione europea e per dimostrare che, in realtà, il primo ministro Orban può intraprendere queste azioni non coordinati, che sono chiare violazioni delle posizioni comuni e concordate dell’Ue.
Sa che, con questo approccio, da un lato, espande il suo futuro spazio di manovra e la sua futura autonomia politica e, dall’altro, mina seriamente la percezione della politica estera dell’Ue tra i partner chiave”.

ha dichiarato Daniel Hegedüs, Senior Fellow German Marshall Fund.

Ci sono modi in cui l’Ue potrebbe reagire alle provocazioni di Orbán, tra cui l’eventuale decisione di accorciare i tempi della presidenza ungherese nell’Unione.
La questione è se gli Stati membri siano pronti a percorrere questa strada. Gli ambasciatori dell’Ue valuteranno un percorso condiviso nella riunione che si terrà mercoledì prossimo.

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75° vertice Nato
I dubbi Nato sul ruolo di Orbán e l’ombra di Trump

Alla vigilia 75° vertice della Nato, Vladimir Putin decide di intensificare la sua guerra di aggressione all’Ucraina con un violento attacco missilistico su Kiev.
Una coincidenza non causale, visto che il principale tema in agenda del vertice di Washington è proprio il sostegno militare all’Ucraina.
Il messaggio che arriva da Mosca è chiaro e il timore è che sia indirizzato soprattutto a quei leader dell’Ue che sul sostegno all’Ucraina non mancano di nascondere i loro dubbi.

Viktor Orbán, presidente di turno dell’Ue, che negli ultimi giorni ha incontrato non solo Zelensky ma anche Putin a Mosca e Xi Jinping a Pechino, preoccupa non poco la diplomazia dell’Ue e dell’Alleanza, anche in vista di una possibile vittoria di Donald Trump alle presidenziali di novembre.

A Bruxelles gli ambasciatori degli Stati membri chiederanno spiegazioni alla presidenza ungherese dei recenti viaggi a Mosca e Pechino e del ruolo di presunto «mediatore per la pace» che Orban si è «auto-attribuito».
Dubbi che tra i diplomatici della Nato arrivano a immaginare un filo diretto tra Orbán e Trump, con il premier ungherese che di fatto si starebbe muovendo anche a nome di The Donald in vista di un suo ritorno alla Casa Bianca.
Che il tycoon teorizzi un disimpegno e un ruolo meno attivo della Nato, infatti, non è un mistero.
E non è passato inosservato l’assist che gli ha lanciato Orbán

«ho fiducia in Trump, un uomo di pace»

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