Armando Manocchia e Maurizio Martucci (giornalista e scrittore, portavoce Stop 5G) parlano del (possibile) nuovo Dpcm e di inquinamento elettromagnetico. In questa conversazione sul 5G saltano fuori novità e particolari ignoti ai più. La partita si gioca tra gli obiettivi della transizione digitale e il grande business perchè, in realtà, non c’è nessuna motivazione tecnica per l’innalzamento dei limiti per il 5G, che funziona benissimo anche a 6 V/m come il 2G, ancora in servizio, perfino a 0,2 V/m.
Se non fosse tutto vero, sarebbe incredibile l’esito di ieri a Palazzo Chigi, nell’ultimo Consiglio dei Ministri pre-ferragostano: la norma sull’aumento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico è saltata all’ultimo minuto! Con l’effetto della cristallizzazione di un dato politico inequivocabile: il 5G fa paura anche a Giorgia Meloni e nessuno nella maggioranza, tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, ha avuto il coraggio di assumersi una gravissima e storica responsabilità politica trasformando gli italiani in cavie umane nel nome del wireless e della potente lobby del 5G.
Il 5G fa tremare i polsi anche ai tecnottimisti: spingere forzatamente poco meno di 60milioni di persone dai 6 fino 24,40 oppure 61 V/m è una grossa responsabilità politica da cui finora sono scappati tutti.
Ma sia chiaro un concetto: non è affatto una vittoria definitiva. Anzi. Torneranno presto alla carica perché è in atto una vera e propria trattativa tra lo Stato e le compagnie telefoniche, una trattativa condotta alla luce del sole, tra finanziamenti pubblici col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e manovre governative che partono dal 2018 e, in linea di continuità, arrivano fino ad oggi.
Fonte: IMOLA OGGI