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Vaccinati e neuro invalidi:
1458 motivi per fare domande

Il segreto di una buona censura è ignorare le notizie.
Nel corso del biennio 2021-2022 sono stati ben 1458 i cittadini vaccinati covid e ricoverati nei reparti di neuroriabilitazione e riabilitazione intensiva neurologica nelle sole province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna.

Detta così potrebbe essere una notizia banale, e anche un po’ locale.

Se aggiungiamo che il dato si riferisce a cittadini, anche giovani, tutti vaccinati con inoculo a mRna o Astrazeneca?
E se a questo specifichiamo che non si tratta di semplici ricoveri in reparti di neurologia, ma di ricoveri nei soli reparti di neuroriabilitazione, che nelle province elencate sono appena quattro e dunque si tratta di pazienti ormai resi invalidi gravemente e inabili all’uso di diverse funzioni?

Ecco che la notizia, da semplice dato clinico locale, potrebbe assumere una valenza diversa.
Ad esempio, suscitare non pochi interrogativi e sospetti che siamo di fronte a un fatto di interesse rilevante per quanto riguarda la salute pubblica.

Eppure, la notizia data dalla Verità lo scorso 12 ottobre è passata liscia come l’olio nel tritacarne mediatico. Ma a ben vedere, avrebbe dovuto far rizzare i capelli a molti.
Nell’articolo si presentava il conto di una richiesta di accesso agli atti effettuata in ambito regionale dalla leghista Maura Catellani, che aveva posto alla direzione generale della sanità regionale un quesito molto preciso e puntuale:

quanti sono stati i ricoverati in quei reparti – ribadiamo: appena quattro e con pazienti gravi – negli anni ’21 e ’22 di soggetti vaccinati?  

1458 INVALIDI E MISTERI 

In risposta, il direttore generale Cura della persona e Welfare, Luca Baldino, ha confezionato un poderoso file di 17 pagine contenenti dei dati impressionanti: 1458 pazienti, divisi per provincia e per patologia, con età e numero di ricoveri.
E le diagnosi riscontrate sono davvero quelle più gravi del campo neurologico: emiplegie, emiparesi, paraplegie, disturbi del sistema nervoso, mieliti, atassia, emorragie cerebrali, malattie cerebrovascolari e molte altre ancora.

Anche la Bussola ha potuto leggere il file

I dati si riferiscono a quattro centri specialistici del campo neuro riabilitativo

l’ospedale di Montecatone di Imola, per i pazienti bolognesi, il San Sebastiano di Correggio, la Neuroriabilitazione di Reggio Emilia e il Centro Cardinal Ferrari di Soragna, in provincia di Parma.
Stiamo parlando, dunque, delle riabilitazioni che trattano i cosiddetti pazienti di secondo e terzo livello, non dei reparti di neurologia ordinari degli ospedali che trattano le fasi acute.
E il dato non può non far sobbalzare.

Il catalogo è sterminato
Nel 2021 per la sola Bologna, 17 pazienti affetti da quadriplegia non specificata: vuol dire che sono paralizzati nei quattro arti e – almeno dalla cartella clinica – si ignora il perché, quindi vengono escluse tutte le traumatizzazioni: 30, 47, 52, 53, 56, 58 anni. Età di persone dalle quali non ti aspetteresti una quadriplegia.
A qualcuno viene un dubbio?

“Se a nessuno viene un dubbio deve cambiare mestiere”

commenta un medico del settore neuroriabilitativo che aiuta la Bussola a leggere i dati.

Sempre a Bologna, ma nel 2022: 23 paraplegie anche su 21enni, 36enni, 47enni, 58enni.
Stiamo parlando di eventi irreversibili non derivanti da azioni traumatiche come gli incidenti o gli infortuni.
Che cosa spinge poi un paziente intorno ai 55 anni ad avere deficit cognitivo con esito di malattia cerebrovascolare?
Non è un Alzeheimer, non deriva da una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale o altre forme demenziali.

“Quindi da che cosa deriva?”

prosegue il dottore.

E che cosa dire dei numerosi disturbi dell’andatura riscontrati?
Ad appena 28 anni e 40 anni fino a  86.
Ma perché?

Chiediamo al dottore che collabora con La Bussola

Ammettiamo che non ci sia mai stata la vaccinazione di massa e nemmeno la pandemia.
Se ci fossimo trovati di fronte a dati di questa portata, come avrebbero reagito i medici del suo settore?

“Saremmo scattati sull’attenti immediatamente, avremmo parlato con le altre riabilitazioni del Paese per chiedere una condivisione sui riscontri emersi, e avremmo già cominciato a studiare abitudini di vita, farmaci assunti e quant’altro, perché una variazione così significativa non può non far interrogare.
Una cosa è certa: questi numeri non sono normali”.

E di certo, queste persone prima stavano bene invece adesso sono invalide.

Resta da capire a questo punto la portata di questi dati alla luce degli anni scorsi.
E qui sarà probabilmente più difficile ottenere dei riscontri attendibili perché, da quanto ha appreso la Bussola che è riuscita a parlare con una figura apicale dell’Asl, il quale chiede l’anonimato, all’interno delle aziende sanitarie c’è un “dibattito” piuttosto acceso sulle modalità di conteggio tanto che per l’anno in corso, il 2023 i dati degli accessi dovrebbero essere rivalutati, perché sono stati valutati per difetto e forse anche quelli del 2022.

Ossia, non contengono tutti i casi che in realtà hanno trattato.

Leggi l’intero articolo al link sotto
FONTE: La Nuova Bussola Quotidiana

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